Lettera di una neo Dottorata al Magnifico Rettore

Dottorato Day 2018

Lettera pubblicata sul "Corriere Adriatico" del 23 giugno 2018

I risultati del XX Rapporto di AlmaLaurea confermano i livelli di eccellenza dei giovani laureati dell’Università Politecnica delle Marche. I nostri laureati trovano lavoro e hanno stipendi più alti rispetto alla media nazionale: il 91,9% dei laureati magistrali trova occupazione e con uno stipendio medio di 1.500,00 euro netti mensili.

 

La sfida del futuro si vince con un capitale umano più istruito e noi come Paese abbiamo ancora molto da fare: solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato rispetto alla media del 30% dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che mette insieme le maggiori economie della Terra. Ora più che mai per trovar lavoro occorre studiare. E l'Italia, più di altri Paesi, ha bisogno di incrementare i propri laureati, almeno raddoppiarli.

 

Se da un lato le aziende hanno sempre più bisogno di capitale umano altamente formato per puntare all’innovazione necessaria per crescere, non si riesce ancora a comprendere come le stesse aziende non abbiano iniziato a investire assumendo dottori di ricerca, che hanno terminato un percorso di studi post laurea, dedicando tre anni alla ricerca, durante i quali acquiscono esperienza internazionale e maturità gestionale ed organizzativa. Lo spunto per affrontare questa tematica mi è stato suggerito da una giovane Dottorata con una sua lettera:

 

“Caro Rettore… sono impegnata ormai da svariati mesi nell’attività di ricerca di un lavoro. In questa lettera vorrei condividere con Lei alcuni quesiti, non tanto perché mi aspetti delle risposte ma perché spero che, leggendola, possa costituire uno spunto per riflessioni e per decisioni future. Mi chiedo perché, pur avendo un dottorato di ricerca, mi trovi a competere per posizioni di stage (con prospettive di rinnovo incerte) alla pari con laureati magistrali e triennali. Mi chiedo perché, sia piccole che grandi aziende, offrano a un dottore di ricerca posizioni in stage mal retribuiti... Mi chiedo perché, diversamente da quanto accade all’estero, i dottori di ricerca non vengano percepiti in azienda come portatori di conoscenze avanzate oltre che di un background di esperienze di qualità e perché, alla luce di ciò, essi non siano meritevoli di un inquadramento diverso da quello dei normali laureati. Mi chiedo tutto questo e spero che, condividendo questi interrogativi con Lei, questa lettera possa fornirLe spunti per migliorare, almeno nella nostra Regione, le condizioni e le opportunità che gli attuali studenti, futuri laureati e dottori di ricerca, troveranno all’ingresso nel mondo del lavoro”.

 

Ho voluto pubblicare questa lettera con i tanti interrogativi che mi pone e che pone credo all’attenzioni di tutte le componenti sociali, perché stiamo sprecando opportunità. Nelle economie in forte crescita, che investono molto più di noi sulla conoscenza, il valore di questi giovani è riconosciuto offrendo loro opportunità concrete e retribuzioni adeguate. Faccio mia la denuncia della giovane dottorata. Per le aziende forse è chiaro il concetto d’innovazione, ma meno comprensibile quello della ricerca, che alimenta l’innovazione, quella più dirompente capace di incrementare significativamente la crescita.

 

Cosa posso fare da Rettore per aiutare questi “campioni” della ricerca? Lavorare sul piano culturale e introdurre azioni per favorire la valorizzazione dei percorsi di dottorato. Focalizzare le tematiche dei dottorati di ricerca su tematiche di cui si possa valutarne l’immediata spendibilità e utilità. Ma questo da solo non basta. Sul piano culturale stiamo continuando ad avvicinare le imprese dei nostri territori alla ricerca. Per questo abbiamo avviato collaborazioni per progetti comuni e azioni di inclusione, come quella dei cluster tecnologici nazionali, per lo sviluppo con le imprese di eventi capaci di incrociare le loro necessità con le soluzioni dei nostri gruppi di ricerca.

 

Attraverso i nostri percorsi post laurea i nostri giovani dottori di ricerca trovano posizioni adeguate alle loro capacità nei distretti produttivi dell’Europa. In questi paesi il valore del dottorato è riconosciuto anche economicamente. Se in Europa, nel Mondo è così, perché non riusciamo a realizzarlo in Italia? Qui abbiamo quasi 10 mila dottori di ricerca all’anno, in diminuzione rispetto al passato, in Germania sono quasi il triplo, così nel Regno Unito, con numeri ancora in crescita. Dobbiamo invertire questo trend. Noi continueremo a migliorare e a potenziare i percorsi di dottorato. Agli Imprenditori che continuano a investire nella propria impresa, suggerisco di investire in un capitale umano di altissima qualità come quello dei dottori di ricerca. Occorre coraggio nell’intraprendere questo percorso, ma è l’unico che ci garantirà un futuro di crescita.

 

Il Rettore Sauro Longhi