Studenti a Berlino per progettare l’ampliamento dell’Istituto Italiano di Cultura presso l’Ambasciata d’Italia in Germania

facoltà di Ingegneria - veduta aerea

Lara Silla è la studentessa di Univpm che ha lavorato con il gruppo vincitore

Su invito dell’Ambasciata d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura a Berlino, gli studenti e dottorandi di tre università – la Potsdam Fachhochschule, l’Università Politecnica delle Marche e il Politecnico di Torino - hanno partecipato nei giorni scorsi alla summer school The Culture of City” per elaborare idee riguardo all’ampliamento e la riorganizzazione degli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura. Gli esiti della summer school saranno presentati il 29 maggio dall’Ambasciatore d’Italia a Berlino, Elio Menzione, in occasione del decennale della riapertura della sede diplomatica nella capitale tedesca. Sette gruppi, ognuno dei quali composto di allievi delle tre università, hanno approfondito la storia recente della città tedesca, con particolare attenzione alle vicende del quartiere Tiergartenviertel di cui l’Ambasciata occupa una posizione privilegiata. Vincitore è risultato il gruppo di lavoro n.6 di cui faceva parte, con Stephan Heinzel e Sven Hermann (Potsdam School of Architecture FHP), Giulia Marchisio (Politecnico di Torino), Paola Renda e Alex Scurti (Erasmus a Potsdam / Politecnico di Milano) la studentessa del corso di laurea Ingegneria Edile-Architettura di Univpm Lara Silla.

 

Il progetto dell’Ambasciata d’Italia fu realizzato tra il 1938 e il 1943 su progetto dell’architetto  tedesco Friedrich Hetzelt, che ha interpretato l’idea del palazzo italiano, imponente nelle dimensioni, di impianto simmetrico nelle sequenza assiale degli spazi di rappresentanza, dal portico di ingresso al salone delle feste fino alla corte interna conclusa nella trasparenza di un portico a doppio registro. La prima vita dell’edificio è stata molto breve: le bombe infatti lo hanno colpito a pochi mesi dalla conclusione dei lavori. Dopo un susseguirsi di ipotesi di alienazione e recupero, il recupero del palazzo si deve a Vittorio de Feo, vincitore del concorso bandito nel 1992 quando Berlino è tornata capitale della Germania unita. Egli ha proposto una raffinata rivisitazione critica dei caratteri e della storia dell’edificio. Alle originarie funzioni diplomatiche, il Governo italiano aggiunge un Istituto di cultura, costretto in spazi di risulta tra il piano terra e il terzo piano, a livello della trabeazione del palazzo.

 

Questi sono i dati di partenza del workshop, che si sono rivelati preziosi per gli studenti per entrare in relazione con lo spirito dei luoghi di progetto. Fin dal primo sopralluogo all’Istituto Italiano di Cultura è emersa la necessità di garantire adeguati spazi per la promozione della cultura italiana, che sono assolutamente carenti nella situazione odierna per la frammentazione e la scarsa qualità degli ambienti. La disponibilità di un lotto edificabile di proprietà dello Stato italiano posto al confine con l’Ambasciata di Grecia consente di realizzare un nuovo edificio autonomo ma collegato all’Ambasciata in grado di ospitare tutte le funzioni di un istituto di promozione culturale. Il nuovo Istituto potrebbe anche diventare un nuovo polo di attrazione nel quartiere delle Ambasciate, un luogo che rappresenti un punto di riferimento della grande comunità italo-tedesca e favorisca il dialogo tra le due culture in continuità con la sua storia prestigiosa.

 

I docenti

Prof. Dr. Annegret Burg, Potsdam School of Architecture

Prof. Karl-Heinz Winkens, Potsdam School of Architecture

Prof. Arch. Antonello Alici, Università Politecnica delle Marche, Ancona

Prof. Arch. Gianluigi Mondaini, Università Politecnica delle Marche, Ancona

Prof. Arch. Luca Barello, Politecnico di Torino