Come cambia l'attività del grasso bruno negli adulti della Siberia

Siberia

20 luglio 2020

Nell’uomo esistono due tipi di grasso: quello bianco (grasso comunemente noto) e il grasso bruno. Quest’ultimo ha funzioni opposte al primo, infatti il grasso bianco accumula riserve energetiche e aumenta quando eccediamo con l’introduzione di cibo o siamo troppi sedentari, mentre il secondo brucia i grassi per produrre calore. La produzione di calore nel nostro organismo è cruciale perché l’uomo vive a temperature generalmente al di sotto di quella fondamentale per la funzione delle nostre cellule (circa 37°C).

 

A Yakutsk (Siberia) vivono circa 320 mila persone e in quella città, d’inverno, la media è attorno a -40 ma si arriva anche -68°C (record lo scorso inverno). Questa popolazione ha grandi quantità di grasso bruno, come abbiamo recentemente dimostrato (Efremova et al J Physiol Biochem 2019) e questo permette loro di vivere normalmente in quella regione.

                                                       

L’interesse medico per il grasso bruno nasce dal fatto che esso si pone come possibile fisiologico antagonista del grasso bianco e come tale potenziale strumento terapeutico per combattere l’obesità e tutte le malattie ad essa correlate a partire dal diabete di tipo 2 (dell’adulto), l’aterosclerosi, l’infarto del miocardio ecc. È dimostrato infatti che l’attivazione del grasso bruno nell’uomo correla con la fitness metabolica. Oltre che dal freddo il grasso bruno può essere stimolato dall’esercizio fisico e da farmaci.

Avere la possibilità di quantificare il grasso bruno umano costituisce una premessa indispensabile in particolare per lo sviluppo futuro di farmaci in grado di stimolare questo prezioso tessuto.

 

Attualmente sono usate complesse, dispendiose e non innocue analisi radiologiche (PET: tomografia ad emissione di positroni) che impediscono valutazioni funzionali su vasta scala indispensabili per le prospettive terapeutiche future.

 

Un gruppo spagnolo diretto dal Prof. Andreu Palou ha identificato la possibilità di valutare la funzione del grasso bruno mediante una semplice analisi del sangue in ratti. In questo lavoro il gruppo di Ancona (diretto dal Prof. Saverio Cinti dell’Università Politecnica delle Marche) ha collaborato con un gruppo di Yakutsk (diretto dal Prof. Thomsky) ed ha supportato l’idea di come sia possibile valutare l’attività del grasso bruno con la semplice analisi del sangue. Per tale studio sono stati testati circa 150 minatori volontari che lavorano durante il periodo invernale nel nord della Siberia. I dati rilevati dimostrano differenze significative tra i soggetti esposti al freddo e quelli non esposti.  Inoltre, i soggetti esposti al freddo presentavano dati di migliore fitness metabolica (riduzione del peso e della circonferenza della vita).

 

La ricerca dal titolo “Biomarkers of browning in cold exposed siberian adults” è in corso di pubblicazione su Nutrients.

 

La possibilità di indagare nell’uomo l’attività di un organo tramite lo studio di cellule del sangue al di là delle importanti deduzioni funzionali del grasso bruno soprariportate apre un nuovo panorama scientifico con immense prospettive nell’ambito preventivo, farmacologico e bio-medico.

 

 

 
 
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