All’insegna del motto “Trasformiamo il futuro” migliaia di giovani delle scuole di ogni ordine e grado e dell’università hanno camminato insieme sui passi di Francesco da Perugia ad Assisi per chiedere ancora una volta alla politica nazionale e internazionale di fermare tutte le guerre e di promuovere pace, rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, sviluppo sostenibile, democrazia.
Dietro allo striscione di apertura della Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità alunni e alunne, docenti e dirigenti scolastici di 119 scuole della Rete nazionale delle scuole di pace. A seguire lo striscione della Rete delle Università Italiane per la Pace (RUniPace) che riunisce 71 università. Presenti anche 280 realtà associative e sindaci, assessori, consiglieri comunali e regionali di 150 enti locali da tutta Italia.
Il rettore del’Università Politecnica delle Marche Prof. Gian Luca Gregori condividendo i valori e lo spirito dell’iniziativa ha accolto l’appello coinvolgendo la comunità studentesca. Un gruppo composto da studentesse, studenti, docenti, dal presidente del Consiglio Studentesco Gianluca Ferri e dalla referente Univpm alla sostenibilità prof.ssa Stefania Gorbi, partiti con un bus navetta da Ancona, ha partecipato con grande entusiasmo alla Marcia PerugiAssisi.
È stata la "marcia dei giovani", la terza da quando è scoppiata la guerra in Ucraina.
Alla partenza si sono alternati sul palco vari interventi, tra i quali quello di Enza Pellecchia, Coordinatrice di RUniPace con Marco Mascia. Insieme con lei sono saliti sul palco i Rettori delle Università di Perugia, Parma, L’Aquila e le/i referenti di RUniPace di tante università.
All’arrivo ad Assisi, nel 75° anniversario della Costituzione italiana e della Dichiarazione universale dei diritti umani, è stato firmato il “Patto di Assisi”, un patto educativo con il quale scuole, università e enti locali hanno deciso di unire i loro sforzi per:
Per trasformare il futuro, si legge nel Patto di Assisi, bisogna trasformare l’educazione, aprire nuovi orizzonti e superare forme didattiche e organizzative non più adeguate all’era che stiamo vivendo. Formare giovani artigiani di pace competenti, preparati a trasformare un futuro incerto, denso di insidie complesse, in rapido cambiamento.